Cibo pubblico e sostenibilità i temi principe nella serata del debutto del Fuori Fiera, la novità ideata da Antonello Barone insieme al Comune di Larino in occasione della 280° edizione della Fiera d’Ottobre.
Nutrire il territorio, sviluppare l’economia, conciliare l’agricoltura con la produzione di energia, conservare la cultura ed essere sostenibili: si è dibattuto di questo e tanto altro nel corso della prima serata – e della prima edizione – del Fuori Fiera, la nuova scommessa (ideata sulla falsariga del fortunato Festival del Sarà – Dialoghi sul futuro) della Fiera di ottobre di Larino, fortemente voluta dall’amministrazione a guida Puchetti per far fare un salto di qualità alla storica manifestazione fieristica.
Gli argomenti trattati nel panel dal titolo ‘Alimentazione sana: il cibo pubblico come leva per la salute collettiva’ d’altra parte hanno a che fare con tutti noi, naturalmente, ma che, specie in alcuni aspetti, sono particolarmente legati al nostro territorio dove il settore primario è quello preminente. Preminente ma tutt’altro che scevro da difficoltà (non ultima quella sociale dello spopolamento nelle aree rurali), come ha sottolineato il neo-assessore all’Agricoltura Salvatore Micone. Tornare ad investire in agricoltura e dare – attraverso questa – una prospettiva ai giovani di questa terra. Prospettiva che però può esserci solo assicurando un giusto reddito. Su questo Stanislao Fabbrini, il presidente di Fruttagel (azienda che in Molise, a Larino, dà lavoro a 150 persone), ha sollevato il tema del prezzo del cibo suggerendo che buono e sostenibile difficilmente fanno rima con ‘basso’. Aspetto tutt’altro che secondario quando si parla – peraltro – di cibo pubblico, quello che lo Stato deve assicurare ai suoi cittadini (si pensi a ospedali e mense scolastiche), rispetto al quale si è innestato l’intervento di Paolo Valente di Anir, l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende della ristorazione collettiva. L’approccio, ha sottolineato in videocollegamento Antonio Gaudioso(collaboratore del Governo Draghi) deve essere quello ‘One Health’, sistemico per intenderci. Il Fuori Fiera, con i vari attori a interloquire fra loro, sembra esserne la rappresentazione plastica.
Una soluzione c’è, il sunto di Marco Pulitano, fondatore di Energy Time, realtà imprenditoriale tra i fornitori leader di sistemi ad energia solare di alta qualità in Italia. La ‘soluzione’, questo il suo monito-auspicio, è conciliare l’agricoltura con la produzione di energie rinnovabili, si pensi all’agrivoltaico. Calandosi anche nelle peculiarità del territorio molisano, Pulitano ha posto l’accento su questo: “Abbiamo il cibo, il migliore al mondo, ma abbiamo anche l’energia per produrlo e dobbiamo darci una mossa”, il suo ‘strillo’ alla politica rappresentata nella serata di ieri dal Sottosegretario all’Agricoltura nel governo Meloni, Patrizio Giacomo La Pietra (presente anche al taglio del nastro nel pomeriggio e che oggi incontrerà i rappresentanti delle organizzazioni dell’agricoltura, della pesca e della caccia).
Sulla stessa lunghezza d’onda di Energy Time il numero uno di Fruttagel che ha anticipato il progetto di installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti dello stabilimento frentano. “È anche un modo, questo di far convivere agricoltura con produzione energetica, che permette di compensare gli alti costi che sostengono gli imprenditori agricoli schiacciati dalla vendita a prezzi bassi dei loro prodotti”.
“Non si può però sacrificare un territorio per l’energia, pur essendo anche questa un bene”, l’altolà del vescovo Gianfranco De Luca che da tempo si sta battendo per dare una “visione” e una prospettiva economica al territorio che riesca a salvaguardare anche l’aspetto vocazionale e identitario del Basso Molise in particolare. “In regione, oltre ai tantissimi impianti già in essere, ci sono richieste di insediamenti energetici su 4700 ettari di terreni coltivabili”. Per monsignor De Luca una ‘assurdità’ che lo induce a puntare sulla proposta alternativa legata all’offshore. Senza dimenticare – così il vescovo – che a breve “avremo una Gigafactory che necessiterà di un grandissimo quantitativo di energia”.
Un altro suggerimento emerso dalla prima del Fuori Fiera è legato all’investimento in ricerca nel campo alimentare e agricolo: a farsene portavoce soprattutto Mariasilva D’Andrea, la prof dell’Unimol da cui è nata l’idea di fondare un corso di laurea in Scienze e Cultura del Cibo che giustappunto lega gli aspetti tecnici a quelli più prettamente identitari (umanistici se vogliamo) ed Enrico Biraschi, amministratore della società Igea, componente della Rete di Sviluppo Biotec, una eccellenza che unisce tre diverse realtà molisane che operano nello stesso mercato (quello della produzione lattiero-casearia) ma con differenti ambiti di specializzazione.
Chiamato in causa più volte sull’argomento il Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle foreste La Pietra che, con la sua presenza (“con la Fiera di Larino il Governo è venuto qui”, così l’ideatore del Fuori Fiera, nonché moderatore della ‘tavola rotonda’, Antonello Barone), ha dato concretezza alla volontà di fare della Fiera di Larino una fiera nazionale e del Fuori Fiera, al suo esordio promettente, il propulsore dell’idea di una filiera agricola anche per il cibo pubblico di qualità e sostenibile. La scommessa è proprio questa: partire dal Molise e realizzare qui – per poi farne un modello da esportare – questo difficile, ma necessario, compromesso. Anche perchè, come ha esordito l’ospite Sara Roversi, “non possiamo vivere sani in un mondo malato”.
Fonte: www.primonumero.it